Progetto mogogo’

IMG-MOGOGO

Questo forno si differenzia dai già esistenti forni tradizionali per il camino che, posizionato sull’estremità superiore e per metà fuori dall’abitazione, permette al fumo di uscire e di non inquinare l’aria all’interno della casa. Il governo eritreo aveva già avviato alcuni progetti mogogò in diverse zone del Paese, insegnando alle donne selezionate a costruire il nuovo forno per migliorare la vita domestica e la salute soprattutto dei bambini. Una suora cappuccina aveva partecipato ad uno dei corsi governativi, apprendendone le tecniche, ed è quindi risultato semplice per la nostra Associazione redigere un progetto e soprattutto portarlo a compimento sul campo. Suor Hiwet Tesfaghiorghis è stata dunque individuata e nominata responsabile del progetto, occupandosi della selezione delle donne partecipanti al corso. Sono state selezionate 100 giovani donne residenti a Feledareb e nei villaggi limitrofi (Fossoru, Bgsdirà, Sanca, Hangol, Fehren). La lista con le firme delle partecipanti e l’importo totale in Nakfa a loro destinato corrispondente alla paga è allegata al presente progetto. I materiali necessari sono stati acquistati ad Asmara, e trasportati da camion ed autista delle Suore Cappuccine fino a Feledareb.
Alcune volontarie del gruppo donne dell’Associazione il Tucul sono state a Feledareb in concomitanza con le prime due settimane di corso, partecipando anche loro e documentandone le primissime fasi. Altre volontarie sono invece andate in Eritrea in primavera, per documentare la fase finale del progetto, e cioè la costruzione dei mogogò nelle abitazioni private a favore delle famiglie più bisognose dei villaggi interessati. Hanno inoltre raccolto la documentazione probatoria necessaria all’elaborazione della presente Relazione finale. Il corso e la costruzione dei 600 mogogò sono terminati a fine Marzo 2013.

Una volta realizzati, i mogogò vengono gestiti completamente ed autonomamente dalle donne di villaggio, le quali, costituite in una Commissione di controllo, devono sostenere anche eventuali costi per la riparazione dei guasti o il miglioramento della funzionalità. Le famiglie beneficiate devono impegnarsi a versare una piccola quota che servirà a garantire il corretto ed attento utilizzo della struttura ma anche a finanziare l’acquisto di materiali per la costruzione di nuovi mogogò. È infatti prassi nei villaggi dell’Eritrea che tutti i loro abitanti contribuiscano al mantenimento del servizio pubblico, attraverso il pagamento di una tassa annuale o mensile obbligatoria. In misura proporzionale al reddito a disposizione, ogni famiglia dovrà ripagare il servizio ottenuto, in modo che i beneficiari si sentano coinvolti nel Progetto e che non si rischi di sprecare risorse preziose destinandole a famiglie poco interessate ai benefici ottenuti.

Grazie a questo sistema il progetto avrà un seguito positivo e prolungato nel tempo, perché metterà le donne nella condizione di lavorare e gestirsi autonomamente.

Pensiamo che questo progetto porterà uno sviluppo notevole nelle condizioni di vita delle sue beneficiarie, le quali in futuro dovranno impegnarsi a sfruttare al meglio il mogogò ecologico e contribuire al suo diffondersi anche nei villaggi vicini.

Quello di riuscire a dare continuità al progetto rappresenta per noi un aspetto essenziale, senza il quale nessun intervento a favore dei più sfortunati avrebbe ragione di essere portato avanti. Un progetto fine a sé stesso molto spesso non fa altro che recare danno ai suoi beneficiari, facendoli ripiombare nella condizione di partenza o molto spesso in una peggiore. Proprio per evitare che ciò avvenga, il progetto è stato preventivamente richiesto e poi approvato direttamente dalla popolazione locale. In questo modo crediamo di poter garantire al progetto continuità e sostenibilità, per dare la possibilità alle donne di camminare con le loro gambe, e fare molta strada nel duro percorso che le porterà allo sviluppo economico da tanto sperato e sognato.

Le partecipanti al corso hanno ora un attestato di partecipazione, che le identifica come maestre della tecnica di costruzione del mogogò, e quindi ingaggiabili se necessario per l’istruzione di altre donne. È infatti intenzione del nostro gruppo donne quello di proseguire il progetto interessando anche altre zone della regione dell’Anseba. Si sta pensando ai villaggi di Ajerbeb e Hamedei, molto remoti e sicuramente bisognosi. Sono villaggi che conoscono già l’operato dei nostri volontari, che lo scorso anno hanno ultimato la realizzazione di un impianto idrico a sollevamento solare a servizio di 6 frazioni per un totale di 20.000 abitanti.

La riuscita di questo progetto ci rende fiduciosi che anche in altri villaggi le donne potranno essere interessate ad apprendere queste nuove tecniche.

Al termine del Progetto si può affermare che la sua ricaduta sulla popolazione coinvolta sia stata davvero importante e riconosciuta, ne sono testimoni sicuramente le volontarie del Gruppo Donne dell’Associazione “il Tucul” che, incontrando le partecipanti e soprattutto seguendo il corso con alcune di loro, hanno percepito l’entusiasmo e la gioia di poter apprendere un mestiere così utile e di forte impatto sulla salute delle famiglie coinvolte.